Quanto accaduto il 30 novembre durante l’esame del Piano Casa in Consiglio Comunale a Rovigo è sconcertante. L’irresponsabile comportamento del Presidente Avezzù nei confronti dell’opposizione con l’avallo del silente Sindaco la dice lunga sulla capacità di questo centro destra di governare democraticamente questa città. Una Giunta alle corde ha dimostrato la palese incapacità di confronto su un tema delicato che investe tutti: lo sviluppo urbanistico. Come in un disco rotto si è dimostrato per l’ennesima volta che rispetto agli interessi collettivi prevalgono quelli di pochi. Il resto viene dopo. Compreso il buonsenso di chi come l’opposizione reclama rispetto e non intende affatto sottrarsi al confronto civile sulla base di regole prestabilite. Invece si è scelto l’arbitrio e la prevaricazione mettendo il bavaglio (Presidente Avezzù) alla discussione in aula col trucco di cambiare le regole in corsa. Il tutto sotto lo sguardo silente del primo cittadino eletto dal popolo ma palesemente non all’altezza di rappresentarlo
Subito il torto, all’opposizione non è rimasta alternativa (oltre all’uscita dall’aula) di appellarsi alle forze dell’ordine ed al Prefetto per ristabilire le regole ed il confronto civile. Quanto accaduto denota un clima da anni ’50 dove sull’ignoranza teneva banco la presunzione e la spregiudicatezza di amministratori della cosa pubblica eletti a meri esecutori di interessi dei notabili costruttori. La passione e l’impegno civile di Francesco Rosi col suo “Mani sulla città” ne descrisse bene l’Italia di quel periodo.
Rovigo non è certo quella di allora. E’ una città che dopo essere rimasta ferma per anni oggi rivendica, come gli altri capoluoghi veneti, un centro storico riqualificato vivibile e moderno . Questa fu la filosofia della passata Giunta Merchiori. A quelle idee mettemmo le gambe nella passata amministrazione cambiando il volto della città col nuovo Corso e con la riqualificazione del Castello.
Col nuovo Piano casa imposto dalla Giunta Piva viene di nuovo stravolto tutto.
Una pagina nera per Rovigo che ci riporta indietro e non fa onore alla città.
Nessun altro capoluogo del Veneto (Padova, Venezia, Vicenza, Verona, ecc.) ha toccato il proprio centro storico mettendo a parametro la crisi economica ed il rilancio delle imprese con il proprio futuro urbanistico. Anche in queste città, governate soprattutto da PdL e Lega, la crisi non fa sconti ma nessuno si dei loro Sindaci si è sognato di far aumentare il volume edilizio in centro storico fino al 45%.
Questo chiedeva l’opposizione ed il PD oltre ad un occhio di riguardo sulla tenuta dei sottoservizi, la salvaguardia delle cortine edilizie (i profili degli edifici nelle piazze).
Vanni Borsetto
Consigliere Comunale PD
01.12.2011